I Pindasweda sono fagottini di cotone contenenti o argille o fitopreparati.
Spesso questi fagottini vengono denominati “patrasweda” da “patra” che significa “foglia”.
I fagottini sono personali del cliente, e, una volta preparati, possono essere utilizzati più volte per un massimo di 5 massaggi pindasweda.
I componenti utilizzati per creare i fagottini Pindasweda sono i più vari.
Una tipica ricetta base fa uso di una polvere denominata “triphala” che deriva da tre piante indiane Terminalia chebula (haritaki), Terminalia belerica (amalaki) e Emblica officinalis.
Si usano anche Pindasweda alla lavanda (Lavandula officinalis).
In particolare, in preparazioni di carattere specificamente terapeutico, si usano molti altri componenti, sia vegetali che minerali, come zenzero, semi di finocchio, semi di sedano, sesamo, fieno greco, aneto, curcuma, aglio, limoni, salgemma, ecc.
Talvolta i preparati vengono sottoposti a forme di cottura prima di essere inseriti nei fagottini.
Una volta creati, i fagottini Pindasweda vengono riscaldati e poi utilizzati per la pratica dei massaggi.
Quali benefici portano i massaggi Pindasweda?
In generale i massaggi Pindasweda vengono utilizzati per stimolare i tessuti e sciogliere il grasso in eccesso.
In particolare hanno un effetto analgesico specialmente sui dolori articolari, aiutano ad espellere tossine e quindi disintossicano il corpo. Attivano la circolazione e aiutano il drenaggio.
Tuttavia i benefici portati dipendono soprattutto dai componenti con i quali sono composti i fagottini.
Come si eseguono i massaggi PIndasweda e quanto dura un massaggio?
Normalmente vengono eseguiti dopo un abhyangam preparatorio, effettuato con olii medicati.
Prevedono sia manovre di massaggio, che di picchettamento (specialmente con i tipi “pitta“) e di semplice posizionamento in punti specifici del corpo (per es. i marma corrispondenti ai chakra).
Spesso vengono eseguiti da più operatori (fino a 5), di cui uno si occupa di sostituire e tenere caldi i fagottini e gli altri li applicano.
Nella tradizione ayurvedica le manovre vengono effettuate dall’alto verso il basso, aumentando la pressione man mano che si scende sulle gambe.
Su articolazioni, viso, collo e spalle si effettuano movimenti circolari.
Nelle scuole ayurvediche esistenti in occidente, le manovre vengono effettuate seguendo l’andamento del flusso linfatico, per valorizzare al massimo gli effetti drenanti.
Vengono comunque effettuati numerosi passaggi, aumentando il calore dei fagottini ad ogni passaggio.
L’intero trattamento, nella versione full-body, dura circa un’ora e mezzo.
Un’ora circa per l’abhyangam e mezz’ora per i pindasweda.
Progressivamente il tempo dedicato all’abhyangam può essere un po’ ridotto e quello dedicato alle fomentazioni (il calore), progressivamente allungato.
Esistono poi esecuzioni parziali, riservate ad una specifica parte del corpo che, naturalmente, hanno durata inferiore.
Vengono effettuati cicli di trattamenti quotidiani della durata di 7, 14 o 21 giorni.
L’effettuazione di trattamenti “una tantum” o di cicli che prevedono grandi intervalli di tempo, fra un trattamento e l’altro, riduce gli effetti fino a vanificarli del tutto.
Quando è sconsigliato sottoporsi ad un massaggio Pindasweda?
La tradizione ayurvedica e noi stessi, professionisti del settore, sconsigliamo l’uso dei pindasweda per donne mestruate, donne in gravidanza e puerpere, per chi soffre di ulcere, diarrea, presenza di disturbi digestivi, traumi al torace, asma, malattie degli occhi, malattie dello scroto e stati gravi di intossicazione.
I massaggi Pindasweda e la cellulite
Molte nostre clienti, spesso ci chiedono se i pindasweda possano essere utilizzati come trattamento contro la cellulite.
Il problema della cellulite è molto sentito come la speranza di trovare soluzioni sensazionali “dal lontano oriente”.
Vogliamo perciò precisare alcuni concetti.
La cellulite è fenomeno multifattoriale, con componenti anche psicosomatiche.
Noi di Anima e Corpo evitiamo, per etica personale e professionale, di alimentare false speranze né effettuare proclami trionfalistici con l’intento di offrire ricette semplificatorie e miracolose per problemi che, in realtà, sono molto complessi e richiedono di essere “attaccati” su diversi fronti (movimento, alimentazione, sistema emo-linfatico, postura, blocchi psicologici, ecc.).
Certamente possiamo dire che i pindasweda, con la loro capacità di sciogliere il grasso cutaneo, l’effetto attivante della circolazione e l’azione antiedemigena (ossia di sciogliere gli edemi) possono aiutare soprattutto a prevenire il formarsi della cellulite stessa.
I massaggi Pindasweda possono, tuttavia, ritenersi dei buoni coadiuvanti di altre terapie, nel caso di celluliti di recente formazione e ancora “morbide”.
Qualora si abbia a che fare con strutture di grasso particolarmente dure ed irrigidite e con celluliti pesanti e consolidate da tempo, non riteniamo che il trattamento con i pindasweda possa avere effetti decisivi.
In ogni caso, se il desdierio è quello di usufruire di questa tipologia di massaggi per contrastare il formarsi della cellulite è buona norma adottare il metodo “all’indiana”, cioè con almeno 3 massaggi pindasweda alla settimana.