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KINESIOLOGIA E MAL DI SCHIENA 1 parte

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Il mal di schiena sono una delle problematiche fisiche più comuni e diffuse; la maggior parte di chi ne soffre ha la percezione di un dolore limitato a se stesso, da ricondurre magari ad un piccolo incidente o a uno sforzo eccessivo.
Nella gran parte dei casi, esso è invece originato da una disfunzione più profonda che deve essere individuata.
Particolarmente utile per una risoluzione del problema si rivela una visione olistica dell’organismo, dei muscoli e del loro collegamento con il resto del corpo.
La Kinesiologia tradizionale, in questo senso, offre un valido aiuto nell’individuazione della causa che origina il mal di schiena e nel conseguente trattamento cui sottoporsi.

La motivazione per cui un soggetto richiede la consulenza di un kinesiologo è nella maggioranza dei casi algica.
Il paziente lamenta un dolore localizzato e il medico cerca di capire quale sia la radice profonda di quel sintomo per operare su di esso, oppure saprà consigliare il paziente sulla scelta dello specialista più adatto.
Considerando che il paziente che lamenta un dolore spesso non è in grado di segnalare con esattezza al medico il punto dove avverte il sintomo, il kinesiologo potrà individuare, mediante esami e test, il preciso segmento vertebrale all’origine del disturbo.
In base alla conoscenza dell’anatomia, delle fasce muscolari che interessano il tratto individuato e i loro collegamenti a livello organico con il resto del corpo, il kinesiologo può offrire un quadro globale del problema del suo paziente.

Il mal di schiena e le sue cause secondo la visione olistica
Durante la visita del paziente afflitto da mal di schiena, il kinesiologo deve innanzitutto comprendere se la causa del dolore è originata da un disturbo situato nella parte alta o nella parte bassa del corpo (cause discendenti o ascendenti).
Tra le cause discendenti che possono originare il mal di schiena vi sono quelle collegate direttamente con il punto più alto e pesante del corpo: la testa.
Al suo interno vi sono tre componenti che possono influenzare negativamente la struttura: il distretto oculomotore, quello vestibolare e lo stomatognatico.
Un problema intrinseco agli occhi può determinare una cattiva postura: miopia, presbiopia ecc. sono disturbi che portano una persona a mantenere posizioni innaturali e involontarie per vedere meglio, avvicinandosi o allontanando la testa dall’oggetto della visione.
A causare problemi di schiena possono essere, però, anche problematiche estrinseche a carico dei muscoli oculomotori, piccole fasci muscolari che controllano i movimenti dell’occhio (quelle che consentono di guardare in alto, a destra a sinistra o in basso sfruttando appieno l’intero arco visivo senza muovere la testa) e che, quando disfunzionali, stimolano compensazioni reclutando i muscoli del rachide. Il paziente, per ovviare al deficit, assume atteggiamenti posturali in contrazione statica dannosi per i muscoli del collo prima e poi della schiena tutta.
Anche i muscoli oculari, così come la loro patologia, possono essere trattati mediante esercizi di movimento ad hoc (quando non è necessaria un’operazione chirurgica per correggere il difetto): intervenendo dunque su piccoli muscoli apparentemente svincolati da quelli della schiena, di fatto si riesce a correggere anche il difetto posturale all’origine del dolore.
I problemi vestibolari sono tra le cause discendenti più comuni: un paziente con un equilibrio precario tende a combattere la problematica con continue compensazioni strutturali della testa che, a lungo andare, compromettono la spina dorsale e i muscoli ad essa collegati.
Le problematiche a carico dell’apparato stomatognatico, come la malocclusione o quelle di origine odontoiatrica, sono più complesse da affrontare.
Prima di attuare una correzione ortodontica lo specialista deve necessariamente valutare la postura del paziente: quando ciò non avviene la strategia terapeutica, per quanto possa essere di successo a livello dentale, può rivelarsi a lungo andare nociva per i muscoli della schiena (ad esempio il trapezio).
Il paziente si troverà dunque a lamentare mal di schiena la cui origine va ricercata proprio nelle problematiche dell’apparato stomatognatico come il disequilibrio delle articolazioni temporo-mandibolari, una cattiva occlusione o una correzione odontoiatrica non adeguata.

Per quanto riguarda le problematiche ascendenti, il kinesiologo valuta principalmente gli appoggi plantari e le eventuali disfunzioni dell’appoggio, fattori che influenzano la colonna vertebrale, rendendosi responsabili della contrazione anomala dei muscoli delle gambe prima e della schiena poi, attuate per compensare il movimento errato. Il soggetto disfunzionale può presentare piede piatto, piede cavo oppure una problematica mista.
In presenza di piede cavo, l’osso sacro si verticalizza e stessa tendenza tende ad assumere la colonna vertebrale: il risultato è una attenuazione delle curve fisiologiche che la caratterizzano.
Il piede piatto, al contrario, porta ad una orizzontalizzazione dell’osso sacro, accentuando tutte le curve della colonna.
Collegati in modo stretto alla postura dei piedi e alla comparsa del mal di schiena sono il valgismo e il varismo delle gambe.
Il piede piatto porta alla comparsa del primo, un’intrarotazione delle gambe che tendono ad avvicinarsi all’altezza delle ginocchia come a formare una “X”.
Il piede cavo invece porta al secondo disturbo, ovvero una extra-rotazione delle ginocchia che vede queste ultime distanti tra di loro, come a formare una “O”.
Anche in questo caso il disagio provoca una serie di contrazioni muscolari anomale per mettere in atto strategie muscolari compensatorie che si riflettono sui muscoli della schiena e, infine, a livello strutturale sulle vertebre.
Per risolvere il problema dell’errato appoggio, è consigliato l’uso di plantari, uno strumento utile ma, nella maggior parte dei casi, utilizzato in modo improprio, soprattutto se portato sempre e per sempre.
Il plantare propriocettivo è tra le migliori soluzioni: esso ha la funzione di rieducare il piede, stimolarlo ad assumere una posizione corretta e per questo deve essere impiegato per brevi periodi, poi eventualmente sostituito, corretto o addirittura eliminato.
Tra le problematiche ascendenti infine si annoverano anche problemi a carico dell’articolazione coxo femorale, legati dunque alle anche e al bacino.

In alcuni casi il dolore alla schiena può essere originato da problematiche miste (ascendenti e discendenti insieme). Per esempio: una problematica oculistica, come già detto, porta facilmente il soggetto a compiere movimenti per compensare il deficit degli occhi. Il cranio, la parte più pesante del corpo, viene mantenuta in asse dal lavoro svolto da sole 7 vertebre, molto piccole e curve: i muscoli del collo non sono molto sviluppati e la cattiva postura può portare facilmente ad un equilibrio precario e ad un danneggiamento della struttura.
Sia che si tenda a spostare il capo all’indietro per vedere meglio o a sporgere la testa in avanti, ad essere compromesso sarà tutto il corpo.
La lesione, anche se nata come discendente, contagerà anche altri distretti.
A livello podalico si manifesteranno disturbi della postura e il soggetto inizierà a camminare facendo leva maggiormente sui talloni o sulle punte, assecondando così la scorretta postura di collo e colonna, determinando un nuovo problema a carico di quest’ultima, in questo caso di origine ascendente.
Una cattiva postura del collo, assume una rilevanza fondamentale per la presenza al suo interno dell’osso ioide.
Ad esso sono agganciati i muscoli sopraioidei e sottoioidei connessi, attraverso le catene cinematiche, a tutti i muscoli del corpo, sia anteriori che posteriori e in particolare alla vertebra C3.
Va da sé come una problematica a carico di una scorretta deglutizione e/o masticazione, possa determinare un disequilibrio dell’intero organismo.

Alcune alterazioni posturali possono essere determinate da problematiche di allentamento o contrazione muscolare anomala.
I muscoli sono, nella maggior parte dei casi, disposti lungo il corpo a coppie di due, e svolgono funzioni contrapposte. I muscoli antagonisti (come bicipite e tricipite, quadricipite e bicipite femorale) sono tra di loro in una condizione di complementarietà: quando uno dei due è contratto, l’altro è allungato e viceversa.
Questo vale non solo nel caso in cui il corpo sia in equilibrio fisiologico ma anche nella patologia.
Nel caso dell’atteggiamento ricurvo della schiena per chi è solito passare molte ore dietro una scrivania, la situazione che si determina è un allentamento dei muscoli posteriori (dorsali) rispetto ai loro antagonisti anteriori (i pettorali); è dalla contrazione di questi ultimi che nasce la cattiva postura e non viceversa, come si potrebbe pensare. Contrariamente a quanto si possa credere l’operazione da effettuare per correggere la postura non è allungare i muscoli contratti ma potenziare quelli “allentati”, i muscoli deltoidei, quelli del trapezio e del dorso. In questo modo i pettorali contratti andranno comunque incontro ad una distensione.

Il corpo umano segue le leggi della Natura per cui nessuno spreco è contemplato: se una condizione è carente, lo spazio fisico ed energetico mancante viene occupato da un’altra funzione.
Se un muscolo si contrae, ciò avviene perché ha la facoltà di farlo, ovvero perché esiste un antagonista che non sta esercitando un’opportuna resistenza: per risolvere il problema si deve intervenire sul debole e non sul forte.
Due tecniche utilizzate dal Kinesiologo in questo caso sono il “C.R.A.C.” (contrazione, rilassamento e nuova contrazione dei muscoli antagonisti) e il “P.N.F. isometrico” (facilitazione propriocettiva neuromuscolare), pratiche di stretching attivo attraverso le quali si può imprimere memoria alle miofibrille muscolari: con l’accorciamento (contrazione) si ottiene l’allungamento (stretching).

Tratto dal sito benessere.com

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