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KINESIOLOGIA E MAL DI SCHIENA 2 parte

mal di schiena

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L’emotività può giocare un ruolo fondamentale nell’originare mal di schiena e cattiva postura.
Basti pensare all’atteggiamento di una persona insicura e timida, che si chiude nelle sue spalle come a difendersi,
o a situazioni che provocano ansia e conseguente somatizzazione dello stato emotivo.
Esiste una teoria che mette in evidenza la correlazione tra schiena ed emotività ed è la “Teoria dei Riflessi”, originatasi in Inghilterra nei primi anni del XIX secolo dagli studi di Robert Whytt.
Stimolando (con aghi, un martelletto o calore) le creste delle apofisi spinose (delle vertebre), si riesce ad evocare nel paziente un ricordo spiacevole legato al passato.
Secondo questa teoria ogni evento stressante si cristallizza nel corpo mantenendovi il ricordo al suo interno.
La memoria di quest’ultimo risiederebbe proprio in una particolare zona delle vertebre, dunque sulla schiena.
Alle apofisi spinose sono collegati alcuni tozzi e forti tendini che hanno la funzione di mantenere la curvatura corretta della colonna, e quindi l’assetto e l’equilibrio del corpo che, quando errati, possono essere all’origine del mal di schiena.

Anche i muscoli più piccoli contribuiscono a mantenere corretto l’equilibrio del corpo e per questo devono essere indagati anch’essi, ciò che spesso viene trascurato nell’ambito della medicina tradizionale.
L’ileopsoas, ad esempio, è un muscolo molto piccolo che collega il bacino all’osso femorale: una sua compromissione può determinare problematiche di iperlordosi o ipolordosi, a seconda che il muscolo sia lasso o teso.
Altro muscolo di piccole dimensioni, spesso sottovalutato, è il succlavio, una piccola fascia muscolare che mantiene ancorata la clavicola alla prima costola, fortemente implicato nel processo di respirazione.
Quando i due succlavi (destro e sinistro) presentano differenze (uno, ad esempio, può mostrarsi più contratto e l’altro più lasso o viceversa) anche l’atto della respirazione sarà asimmetrico.
Questa dilatazione anomala può riflettersi sul diaframma e sulle sue inserzioni a livello delle vertebre dorsali e lombari, causando non pochi problemi. Le disfunzioni che interessano questo muscolo si intersecano con vari campi, da quello strutturale a quello psicologico. Respiro corto e fame d’aria, tipici del soggetto ansioso ma anche patologie che interessano i polmoni possono influenzare negativamente quindi la postura e la salute del sistema muscolare. Il motivo risiede nel fatto che il diaframma strutturalmente è collegato a tre vertebre sulle quali si inserisce in modo non simmetrico: lo stretto collegamento tra diaframma e apparato respiratorio lascia comprendere come una respirazione anomala possa ledere anche il diaframma e con esso tutto il sistema strutturale.
Una dilatazione asimmetrica può portare il muscolo a trazionare in modo scorretto sulle vertebre sulle quali esso si inserisce. Il caso estremo è rappresentato dal congelamento del diaframma, tipico delle situazioni in cui la respirazione si interrompe per qualche secondo (cosa che succede molto più spesso di quanto si pensi, ad esempio mentre si è concentrati su un delicato compito, quando ci si spaventa o quando si vive un’emozione particolarmente intensa ecc.…).
Anche in questo caso il kinesiologo è in grado di mettere in atto delle tecniche in grado di sbloccare il muscolo contratto.

Non è da sottovalutare, infine, il collegamento tra patologie delle viscere e dolori di schiena.
Un esempio è dato dall’influenza profonda di problemi intestinali sulla salute dei muscoli lombari.
L’intestino è un tubo rivestito dal peritoneo, un tessuto composto da due sottili veli di membrana sierosa.
Il più esterno dei due è a contatto con lo strato di connettivo che riveste i muscoli (perimisio).
Se l’intestino si infiamma, i medium dell’infiammazione vengono trasmessi attraverso il liquido che scorre tra i due strati che costituiscono il peritoneo, al perimisio.
Non sono necessarie grandi disfunzioni perché questo avvenga, è sufficiente un’alterazione dell’acidità.
Essa, irritante per le terminazioni nervose, comporta un lieve aumento del tono muscolare in modo asimmetrico: si innesta così una reazione a catena per cui i muscoli che sono a contatto con il tratto del perimisio interessato dall’acidificazione, si infiammano a loro volta, aumentando lievemente ed impercettibilmente il tono muscolare che può portare le vertebre a slittare, scivolare in avanti o indietro, oppure inclinarsi a destra o a sinistra.

Diagnosi

Esistono alcuni test “classici” per indagare lo stato di salute della colonna vertebrale, come quest’ultima reagisce e quali compensazioni vengono messe in atto dal paziente.
Quelli che utilizza il kinesiologo sono tutti test in grado di fornire all’operatore un’immagine precisa e completa del paziente, del suo sistema muscolo scheletrico e delle problematiche che lo affliggono, considerando il corpo non come un’entità immobile ma in movimento.
Grazie alle tecniche proprie della sua disciplina il kinesiologo è in grado di comprendere lo stato di salute dei muscoli della schiena ma anche di isolare il punto preciso dove origina il dolore, individuando la causa sottesa che è origine della manifestazione algica.

Il trattamento Kinesiologico per il mal di schiena
Una volta individuata la causa del mal di schiena, il kinesiologo interviene per curare o quantomeno lenire il dolore, provocando uno “shock” controllato ai muscoli vertebrali e paravertebrali con lo scopo di eliminare la memoria muscolare della postura alterata e la conseguente contrattura.
Per farlo il kinesiologo si avvale di differenti tecniche.
La contrazione contro resistenza è una tecnica che prevede tre fasi e l’isolamento di differenti segmenti di spina dorsale mentre questa viene mantenuta in torsione.
Il paziente deve cercare di riportare in asse il segmento interessato mentre l’operatore seguita ad esercitare resistenza. In un secondo momento lo specialista provvede ad allentare la forza, per concedere al paziente di poter effettuare dei piccoli movimenti;
si arriva dunque alla terza fase quando, nel momento di massima contrazione e forza esercitata dal soggetto, l’operatore cessa di fare resistenza in modo repentino.
Lo scatto crea uno shock al livello muscolare che priva momentaneamente il muscolo di “memoria”.
A questo punto il kinesiologo può lavorare ricomponendo l’assetto muscolare.
Questa tecnica viene effettuata varie volte, su tutti i distretti della colonna vertebrale, in modo da rimodularne i vari segmenti.
Alcune tecniche agiscono su singoli distretti o addirittura su singole vertebre. Una di queste è definita “sblocco della D12” e riguarda svincoli importanti e mirati: si isola un muscolo specifico, collegato alla vertebra che si vuole indagare, e in seguito all’interrogazione di questo e alla valutazione delle risposte che esso fornisce, lo specialista comprende su quale vertebra operare.

Una tecnica di origine tedesca molto efficace in caso di infiammazione acuta che provoca dolore invalidante è quella dei “tagli connettivali” che consiste in manipolazioni del tessuto sottocutaneo che portano ad immediate vasodilatazioni e conseguente aumento dell’irrorazione sanguigna al muscolo interessato.
Lo scopo è quello di alimentare l’afflusso di sangue ossigenato nella zona che, defluendo rapidamente, rimuove le sostanze che mantengono l’infiammazione.
La kinesiologia tradizionale prende spunto dalla medicina tradizionale cinese, nonostante le sue basi si fondino però sulla Kinesiologia del movimento.
L’operatore, una volta individuata l’origine del mal di schiena, può avvalersi quindi dei meridiani e i loro punti di apertura e chiusura, operando su quelli associati al muscolo disfunzionale.
Si agisce su questi ultimi in maniera speculare a destra e a sinistra per riportare all’equilibrio energetico il meridiano e conseguentemente mantenere l’aggiustamento muscolare effettuato.

Pur non rientrando direttamente nelle tecniche proprie della Kinesiologia, l’auricolaterapia è un’altra tecnica di cui lo specialista kinesiologo può avvalersi; sull’orecchio (soprattutto nel padiglione retro auricolare) sono presenti alcuni punti posturali che possono essere stimolati in vari modi.
Altra disciplina molto interessante in questo senso è la riflessologia plantare: sotto al piede infatti si possono ritrovare punti specifici che hanno corrispondenza con l’intera colonna vertebrale, a partire dal tallone (che corrisponde all’osso sacro) fino ad arrivare alla punta dell’alluce (collegata al capo).
In entrambi i casi i punti vengono stimolati seguendo differenti tecniche.

Una volta applicate le varie tecniche kinesiologiche, il paziente potrà essere indirizzato da uno specialista in grado di affrontare adeguatamente la causa profonda del disturbo che lo affligge, mentre il kinesiologo continuerà ad agire solo sulla postura.

Tratto dal sito benessere.com

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