DIAGNOSI DEL POLSO SECONDO LA MEDICINA AYURVEDICA
La “lettura del polso” è la più antica procedura per determinare la costituzione psicofisica dell’individuo e lo stato di equilibrio o di squilibrio dei dosha. Secondo la medicina ayurvedica la presenza della malattia nel nostro sistema, indica uno squilibrio dei nostri “Dosha”. Riportare il nostro sistema all’equilibrio è la chiave della guarigione.
L’Ayurveda si serve di uno strumento molto efficace per la diagnosi della malattia chiamato “nadi pareeksha” o diagnosi della pulsazione.
Essa viene eseguita da un medico ayurvedico che controlla la pulsazione del paziente attraverso il polso ed è così in grado di individuare facilmente gli squilibri nel suo corpo ed eliminarli.
Per comprendere meglio, fin da tempi remoti, si è associato il ritmo, l’ampiezza e la frequenza del polso al movimento degli animali.
Il polso Vata è simile al movimento del serpente: veloce, irregolare, vuoto. Il suo polso è quello più impercettibile; come il serpente, si muove velocemente, creando tratti irregolari.
Il polso Pitta è simile al movimento della rana, saltellante, regolare, determinato. E’ sicuramente tra i polsi il più percettibile.
Come nella rana, il suo movimento è un continuo “saltare”, in un ritmo regolare e vistoso.
Il Polso Kapha è simile al movimento del cigno, lento, ampio, maestoso e pieno. E’ il polso pieno e lento.
Immaginando il sangue che scorre in una vena, possiamo quindi, “ASCOLTANDO”, percepire un dosha rispetto ad un altro: Vata, con un flusso irregolare e vuoto; Pitta, con un flusso a guizzi regolari, e Kapha, con un flusso pieno e lento.
Il prevalere di uno di questi dosha rispetto ad un’altra ci darà la dominanza o aggravamento del dosha.
Descritta in questi termini, la diagnosi del polso, sembrerebbe un metodo molto semplice da acquisire, ma in realtà il Nadi Vigyan risulta molto complesso da determinare. Occorre acquisire molta sensibilità di percezione.
In India, un grande Vaidya (esperto in Ayurveda) ha affermato che per sentire la realtà di un polso ed averne la certezza occorre avere l’esperienza di sentire almeno mille polsi diversi.